Pensa “classico”, oltreché libero . Diversificare ma dove ?

 

Parlavamo, di recente, delle distorsioni giornalistiche e di come esse contribuiscano a darci una visione del mondo non corretta o addirittura lontana dalla realtà.

Scorrendo la stampa finanziaria, è legittima la sensazione che le occasioni di investimento siano tutte concentrate sulle tecnologiche, fra cui le FAANG in primo piano, o sulle crypto.

Siamo vicini allo scoppio della bolla su questi asset? E chi può dirlo? In quali condizioni statistiche del passato abbiamo avuto fiumi di liquidità tali che non esistano titoli sufficienti da comprare?

E se anche non possiamo rinunciare al metodo, che significa credere nella statistica e nella scienza, di sicuro stiamo vivendo una condizione straordinaria della storia della finanza. Finirà nello stesso modo di sempre, ma non sappiamo quando e neanche sappiamo come.

Quindi, non voglio dissuadere nessuno dall’investire in titoli che hanno portato benefici a tanti investitori, pensiamo a Microsoft, ad Amazon, ad Apple.

La diversificazione, come abbiamo spesso ribadito, significa diversificare i metodi e i sistemi di trading. Ma anche seguire la rotazione settoriale, che è una delle componenti per costruire portafogli di investimento capaci di resistere alle turbolenze.

Questo è il momento per dare un’occhiata alla vecchia scuola dei titoli. Fra questi, non deve stupirti, ci sono i titoli del settore agricolo. Le commodities agricole comprese.

Li consideriamo banali, scontati, per il fatto di vederli nella nostra cucina: zucchero, caffè, il grano del nostro pane, il granoturco dei cereali. Ma potrebbe essere il loro momento?

Di sicuro, dall’inizio di agosto, proprio quando l’oro cominciava a tramontare nei desideri degli investitori, dopo avere toccato il suo massimo storico, le commodities agricole sono entrate in un clamoroso e fantastico bull market.

L’indice S&P dei Grani è cresciuto di un impressionante 54% da agosto ad oggi.

L’afflusso di liquidità sui mercati ha sicuramente contribuito, e molto, alla crescita delle commodities agricole: nel 2020, da giugno ad ottobre i large speculators, i professional non-commercial, hanno aumentato ininterrottamente per 22 settimane le posizioni nette long. Non succede spesso, con tale impressionante continuità.

Secondo gli esperti, i cambiamenti climatici e il vento caldo oceanico porterà ulteriori sfide da affrontare agli agricoltori in molte parti del mondo. Questo creerà carenza di prodotto, e conseguente aumento dei prezzi.

Un fenomeno storico, da non sottovalutare in un’epoca come quella che viviamo, è che la carenza di prodotti agricoli può contribuire a generare rivolte o pressioni politiche. Le dimenticate “primavere arabe” di circa dieci anni fa furono dovute all’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e alla loro carenza.

Il ripetersi di tale fenomeno costringerà molti governi a fare incetta di materie prime agricole, contribuendo all’ulteriore aumento dei prezzi. Per non fare nomi, la Cina, che quanto a prevenzione di pressioni politiche non è seconda a nessuno, visto che il giorno che dovessero rivoltarsi un miliardo di persone tutte insieme sarebbe difficile gestire la situazione perfino per loro, ha un programma di importazione di granoturco per il 2020-2021 pari a 30 milioni di tonnellate, qualcosa come il triplo del normale.

Anche molti governi del Nord-Africa, reduci della lezione di 10 anni fa, stanno facendo scorta di grani: anche in questo caso per prevenire pressioni politiche, abbassando il prezzo sul mercato interno dei prodotti agricoli.

Non voglio consigliare prodotti specifici. Il consiglio è: non dimentichiamoci che nella diversificazione può esserci spazio per l’agricoltura. 

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