Abbiamo già scritto delle enormi differenze di velocità dell’Europa rispetto agli Stati Uniti nella distribuzione e somministrazione del vaccino contro il Covid. Il Washington Post ci dà notizia che 54 milioni di americani hanno già ricevuto uno dei vaccini autorizzati. Più della popolazione italiana vaccinabile.
Biden ha ribadito che il sistema sanitario statunitense distribuirà il vaccino a tutta la popolazione che lo vorrà entro fine maggio. Nel frattempo, arrivano altre notizie incoraggianti per gli americani. Secondo la Google Community Mobile Reports, nell’ultima settimana di febbraio, il numero medio di volte che gli americani si sono spostati per lavoro è stato il più elevato da 20 marzo del 2020.
E venerdì scorso, il non farm payroll ha parlato di 379.000 nuovi posti di lavoro creati nel mese e un indice di disoccupazione diminuito al 6,2%: forse (ma dico forse), questo dato ha contribuito a quel forte recupero che abbiamo visto fare agli indici americani proprio in quel giorno. Prove tecniche di ritorno ad una nuova normalità, insomma, e oltre oceano la luce in fondo al tunnel è sempre più visibile.
E, proprio in parallelo a quella luminosità crescente, per paradosso, e forse non lo è, le borse hanno cominciato a tentennare. Vediamo come interpretare tutto questo dal punto di vista degli investitori. Anzitutto, il mercato attende ancora l’approvazione del piano da 1,9 miliardi di dollari (più del PIL italiano, si noti) proposto dall’amministrazione Biden, e già approvato dalla camera.
In Senato, l’inaspettato ostacolo si è materializzato nel senatore democratico Joe Manchin, che ha espresso un dubbio sull’entità dell’incremento del sussidio di disoccupazione, dubbio che è stato risolto con una limatura di 100 dollari a tale provvedimento, dopo circa nove ore di negoziato. Sta di fatto che ancora il piano non è stato approvato e i soldi non sono ancora piovuti dal cielo. E sembra che ormai le attese che prevalgono su tutto il sentiment generale sia costituito più dagli aiuti che dal reale andamento economico.
Secondo elemento di preoccupazione, l’aumento dei tassi sul decennale, l’ondata di vendite sui titoli e il conseguente crollo delle quotazioni dei future. Crollo su cui ho già espresso il mio parere sulla sua anomala velocità. Sicuramente torneremo ancora su questo tema, nei prossimi articoli.
Ulteriore terza concausa del temporaneo stop al rialzo degli indici azionari, la rotazione settoriale conseguente alle aspettative di ripresa economica: la minore domanda sui titoli tecnologici, in una condizione di possibile percepita sopravvalutazione, e una naturale paura che si tratti di una bolla che potrebbe sgonfiarsi con un gran botto.
Tale paura rende meno appetibili i tecnologici e crea una domanda alternativa crescente su altri titoli maggiormente legati all’andamento economico e al ritorno all’economia reale. Ma evidentemente i due segmenti pesano ancora in modo troppo differente e le borse zoppicano.
Quello che ci insegna la storia è che nei momenti di crisi, come questo, si creano delle potenziali grandi opportunità su alcuni titoli che cavalcano l’onda della innovazione. L’esplosione di Apple e Netflix, ma sono soltanto gli esempi più eclatanti e conosciuti, possiamo considerarla un fenomeno successivo alla grande crisi del 2008-2009. Così, ancora una volta, quello che conta, più che mai nei momenti di grande incertezza come quello che viviamo, saper scegliere dove puntare, nel breve come nel medio e lungo termine, è fondamentale.
Sappiamo che il mercato è dominato dai grandi istituzionali. E sapere individuare i movimenti di questi ultimi è uno dei segreti per guadagnare.
DEEP INVESTMENTS
Seguici gratuitamente nel nostro canale per altre analisi , news e suggerimenti di trading cliccando qui 👈🏻
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.